I GOL DEL BAIXINHO ROMARIO

Dopo una carriera durata 25 anni, costellata di vittorie e gol, ci si poteva aspettare che Romario de Souza Faria, per tutti semplicemente Romario, si godesse il ritiro dai campi di gioco e si dedicasse ad altro. E in effetti per un certo periodo è anche andata così, perchè O Baixinho (il Piccoletto) prima ha provato a fare l’allenatore, ma con scarso successo, per poi dedicarsi alla politica.

A quel livello gli è decisamente andata meglio, considerando che è attualmente senatore per la “sua” Rio de Janeiro ed è anche stato rappresentante alla camera sempre per la metropoli carioca. Ma evidentemente questo non è bastato al classe 1966, che nel 2023 è diventato proprietario dell’America-RJ, il club con cui aveva appeso gli scarpini al chiodo, e che ora è anche tornato a essere un calciatore.

Cosa spinge uno come Romario, che ha vinto tutto o quasi, a rimettere piede in campo a quasi sessanta primavere? Certamente l’amore per il calcio, ma soprattutto la voglia di fare gol. Un qualcosa che gli è sempre riuscito molto bene, considerando che si tratta del quarto calciatore di sempre per reti ufficiali con 765 marcature in 983 partite, di cui 691 nei club, 55 con la nazionale maggiore e 19 con quelle giovanili e con l’Olimpica.

Romario idolo di Rio

Il suo esordio a livello professionistico arriva nel 1985, con la maglia del Vasco da Gama, il club in cui è cresciuto.

Romario idolo del Vasco

Il giovane Romario mostra subito che il gol è la sua arte, considerando che in capo a tre anni e mezzo con la squadra carioca segna 80 gol, portando a casa due volte il campionato carioca e laureandosi in due occasioni anche capocannoniere del torneo. A giugno 1988 dice arrivederci al Vasco, dove tornerà in più occasioni, per tentare l’approdo in Europa.

Il PSV presenta Romario all'Europa

A portarlo nel Vecchio Continente è il PSV Eindhoven che ha appena fatto il triplete. L’esperienza in Eredivisie di Rmario, dove giocherà anche Ronaldo il Fenomeno, dura cinque stagioni (e sarà quella più lunga della sua carriera), fatte di reti e di vittorie.

Romario in rete con la maglia del PSV

In quel momento l'Olanda è la favorita anche nelle scommesse europei: nei Paesi Bassi gioca 148 partite e segna 128 gol, vincendo tre volte il campionato, due volte la coppa nazionale, una volta la Supercoppa, trofei a cui aggiunge anche tre titoli di capocannoniere dell’Eredivisie e due della Coppa dei Campioni.

I 18 mesi di Romario al Barcellona

Nel 1993 lo acquista il Barcellona di Johan Cruijff e la prima stagione al Camp Nou è di quelle da incorniciare. Da finalizzatore del Dream Team del tecnico olandese, Romario si laurea Pichichi della Liga con 30 reti e trascina il Barcellona alla vittoria del campionato, nonchè a quella della Supercoppa all’inizio della stagione successiva.

Romario in rete in Champions

Ma l’idillio con i blaugrana si interrompe dopo appena un anno. Preda della saudade (e con in mezzo il complicato rapimento del padre), o Baixinho torna a Barcellona con 18 giorni di ritardo dopo il Mondiale negli USA vinto da strafavoriti per le scommesse calcio e per questo Cruijff gli commina una multa altissima.

È l’inizio della fine, perchè partono degli screzi con il club che portano alla decisione di separarsi nel gennaio 1995, dopo 39 reti in 65 presenze.

Romario dunque decide di tornare in Brasile, ma tradendo il Vasco per il Flamengo. Gioca con i rossoneri fino a fine 1999, con due intermezzi nella Liga, con la maglia del Valencia.

L’esperienza con il Mengao è assai positiva, sia per titoli che per numeri. L’attaccante si aggiudica altre due volte il campionato Carioca e vince in quattro stagioni su cinque anche il titolo di capocannoniere del torneo.

Romario ha segnato anche con la maglia del Valencia

Nel mezzo c’è l’esperienza al Valencia, iniziata nell’estate 1996, con 14 reti all'attivo, spesso da primo marcatore per le scommesse sportive!

Dopo pochi mesi le discussioni con il tecnico Luis Aragones lo riportano al Flamengo in prestito per sei mesi e a metà della stagione 1997/98 a titolo definitivo, dopo che il nuovo tecnico degli spagnoli Claudio Ranieri spiega che non vuole trattenerlo contro la sua volontà. Con i rossoneri di Rio segna 186 gol in 214 partite.

Romario contro il Cruzeiro al Maracana

Poi nel novembre 1999 Romario decide di tornare al Vasco, dove rimane per due stagioni e mezzo, ottenendo il tanto agognato titolo nazionale nella stagione 2000, oltre che la Coppa Mercosur nello stesso anno. Nel 2002, a 36 anni, O Baixinho non ha ancora voglia di smettere e decide per l’ennesimo “tradimento”, andando a indossare la maglia del Fluminense.

Romario tra Qatar, Miami e Australia

Rimane al Tricolor Carioca fino al 2004, con un brevissimo intermezzo in Qatar nel 2003, quando gioca tre partite per l’Al-Sadd, non segnando neanche un gol.

Le reti realizzate con il Flu, invece, sono 47 in 75 match. Nel 2005 arriva un’altra giravolta, perchè Romario torna, di nuovo, al Vasco. Ci rimarrà fino al 2007, inframezzando le stagioni in bianconero con due avventure a Miami (19 gol in 26 partite) e in Australia, all’Adelaide United (4 match, 1 gol).

Quando lascia definitivamente il Gigante da Colina, lo fa con un totale di 265 gol in 348 partite. Nell’aprile 2008 annuncia il ritiro, ma Romario non sa stare lontano dal pallone.

E quindi a oltre 43 primavere decide di diventare dirigente e giocatore dell’America-RJ, di cui poi sarà anche brevemente tecnico assieme all’amico Bebeto. Esattamente il club con cui a 58 anni ha deciso che in fondo la sua carriera da calciatore non era finita, ma solamente in pausa.

Romario Campione del Mondo nel 1994

Ma non si può parlare di Romario senza menzionare la nazionale brasiliana. Con la maglia della Seleção O Baixinho segna 55 reti in 70 presenze, contribuendo alla vittoria del Mondiale 1994, di cui si laurea anche miglior giocatore, a quelle nella Copa America del 1989 e del 1997 e in Confederations Cup nello stesso anno.

Romario ad un centimetro dal gol nella finale con l'Italia

A questi numeri vanno aggiunti anche quelli con l’Under-20 verdeoro (11 gol) e quelli con la nazionale Olimpica (8 reti), che gli valgono il titolo di capocannoniere a Seul 1988, dove il Brasile conquista l’argento. Insomma, quando di menziona Romario si descrive uno dei bomber più letali della storia del calcio. E chissà che a quasi sessant’anni il Piccoletto non sappia ancora bene come si fa…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy.

June 30, 2024
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Genitori e figli: il caso LeBron non è unico...

La decisione da parte dei Los Angeles Lakers di scegliere con la loro seconda pick del Draft LeBron James junior, per tutti semplicemente “Bronny”, ha fatto discutere.

Il classe 2004 di Cleveland, Ohio, entra a far parte di una delle franchigie più iconiche dell’NBA per merito o semplicemente per essere figlio di LeBron, il miglior marcatore di sempre della lega nordamericana?

Qualsiasi siano state le motivazioni del team californiano, in NBA ci si prepara a una prima assoluta: vedere padre e figlio giocare assieme.

Una situazione che poteva accadere solo con un campione anche di longevità come LeBron, favorito con l'edizione 2024 del Dream Team secondo le quote delle scommesse  Olimpiadi per il torneo di basket, ma che si è già verificata in altri sport.

Gli altri casi di padre e figlio in campo

A partire da due delle altre leghe nordamericane, ovvero la MLB e la NHL. Nel baseball i casi di coppie padre-figlio in campo assieme sono addirittura due.

La prima è quella composta da Ken Griffey Sr. and Ken Griffey Jr. Il padre era verso il termine di una buona carriera quasi ventennale, quando suo figlio è stato scelto come prima pick assoluta nel Draft 1987 dai Seattle Mariners.

Ken Griffey Jr festeggia con il papà il fuoricampo numero 500!

E proprio a Seattle i due si ritrovano nel 1990 per l’ultima stagione di Griffey senior. Assieme giocano 51 partite, con un memorabile doppio fuoricampo consecutivo contro i California Angels.

E se Griffey senior è stato sicuramente un buon giocatore, Griffey jr è nella Hall of Fame del baseball mondiale ed è al settimo posto nella classifica di sempre, anche per le relative quote baseball delle scommesse sportive, per home run fatti.

Altro Hall of Famer è Tim Raines Sr., che nel 2001, anche lui al termine di una carriera lunghissima, riesce a scendere in campo assieme a suo figlio Tim Raines Jr. con la maglia dei Baltimore Orioles.

Raines junior però non riuscirà a ripetere la carriera di suo padre, lasciando la MLB nel 2004. E poi c’è chi non ha giocato assieme a un solo figlio, ma addirittura a due. 

La dinastia Howe nell'hockey

Si parla di hockey e di Gordie Howe. un vero mito del ghiaccio, con una carriera lunga 35 anni e quattro Stanley Cup negli anni Cinquanta con i Detroit Red Wings.

Il canadese, che era soprannominato “Mr Hockey” e che nel 1972 era già stato inserito nella Hall of Fame, a cinquant’anni giocava ancora con gli Hartford Whalers, franchigia della WHA, la lega concorrente della NHL.

Gordie Howe, meglio noto come Mr Hockey!

Assieme a lui in squadra c’erano i suoi figli, Mark e Marty. Quando nel 1979 la WHA ha chiuso i battenti, i Whalers sono entrati a far parte della NHL e quindi la famiglia Howe è diventata la prima a vedere assieme un padre e (almeno) un figlio nello sport professionistico americano.

Nella stagione 1979/80 Gordie, a 52 anni, è stato il migliore della squadra, seguito da Mark, destinato anche lui a entrare a far parte della Hall of Fame dell'hockey. Meno fortunata la carriera di Mark, che ha abbandonato la lega nel 1984.

Romario pronto a giocare con Romarinho

E il calcio? Oltre ai casi dei figli d'arte, anche il pallone ha parecchie storie al riguardo, alcune avvenute in squadre non celeberrime, ma altre anche a livello internazionale. Meglio partire da quest’ultima, quella che riguarda la famiglia Gudjohnsen.

Papà Arnor e suo figlio Eidur non hanno mai condiviso lo spogliatoio in un club, ma il futuro attaccante di Chelsea e Barcellona ha esordito nella nazionale islandese nel 1996 sostituendo proprio suo padre, entrando nella storia del calcio perchè nessuna coppia padre-figlio aveva mai giocato nella stessa partita a livello internazionale.

E peccato che la carriera con la nazionale di Eidur sia terminata nel 2016 agli Europei contro la Francia, con l'Islanda che aveva appena eliminato, a sorpresa per le scommesse live l'Inghilterra agli ottavi, altrimenti avrebbe potuto passare a sua volta il testimone a suo figlio, Sveinn Aron, visto anche in Italia con le maglie di Spezia e Ravenna, che ha debuttato con la selezione nel 2021.

Gudjohnsen contro i padroni di casa della Francia a Euro 2016

A proposito di ex calciatori del Barcellona, ce ne sono un altro paio che hanno storie simili. Il primo è Rivaldo, Pallone d’Oro 1999 e campione del mondo con il Brasile nel 2002.

Romario, più... Senatore che Bomber!

Il fantasista verdeoro ha avuto una carriera durata oltre 25 anni terminata al Mogi Mirim Esporte Clube, club con cui aveva giocato da giovanissimo e di cui era diventato proprietario nel 2008.

E proprio in maglia biancorossa nel 2015 Rivaldo ha avuto la possibilità di giocare assieme a suo figlio Rivaldinho, finendo addirittura entrambi nel tabellino di un match nel giugno dello stesso anno.

Alla data di prima pubblicazione di questo contenuto, si aspetta "il primo gol" di Romario nel suo America che vede in rosa anche suo figlio Romarinho, nato nel 1993, naturalmente in... Catalogna!

Altro ex blaugrana, davvero clamorosa questa coincidenza, è Henrik Larsson, lo svedese che ha terminato la sua carriera dove l’ha iniziata, all’Högaborgs BK.

L’ex attaccante, che era inserito nella squadra senior, è entrato in campo in un match del 2013 a causa di una serie di infortuni nella rosa, giocando così assieme a suo figlio Jordan, all’epoca quindicenne, che poi avrebbe ritrovato come allenatore qualche anno dopo all’Helsingborg.

Un’altra coppia padre-figlio è quella degli Eastham, con George junior che non solo ha vinto i mondiali nel 1966 con l’Inghilterra, ma che un decennio prima aveva condiviso il campo con George senior nel club nordirlandese dell’Ards.

Rimanendo nelle isole britanniche, si devono menzionare gli Herd, con papà Alex che ha vinto titoli con il Manchester City e David, che ha invece vinto con lo United, ma che hanno condiviso l’esperienza allo Stockport.

Per non parlare di Ian Bowyer, due volte vincitore della Coppa dei Campioni del Nottingham Forest, che a inizio anni 90 era allenatore-giocatore dell’Hereford ed è sceso in campo con suo figlio Gary, futuro allenatore in Premier League.

In Finlandia, infine, ci sono gli Eremenko, con Aleksej senior che fa in tempo prima a giocare con Alexei junior all’HJK Helsinki e poi con il più famoso Roman all’FF Jaro. E tutti e due i figli, paradossalmente, giocavano nello stesso ruolo del padre!

Quando papà è l'allenatore

Di coppie padre-figlio nel calcio ce ne sono molte, soprattutto quando uno è in panchina e uno in campo. In Italia abbiamo avuto ovviamente i Maldini, con papà Cesare che ha guidato suo figlio Paolo sia in nazionale che per un breve periodo anche al Milan, in entrambi i casi con il difensore con la fascia da capitano al braccio.

I Maldini, straordinari anche in Nazionale

Negli Stati Uniti ci sono stati i Bradley, con Bob allenatore e l’ex romanista Michael in campo sia con la nazionale che con il Toronto, mentre in Premier League per anni Nigel Clough è stato calciatore del Nottingham Forest con in panchina suo padre, il leggendario Brian.

Più difficile che padre e figlio siano in panchina assieme, ma anche qui l’Italia regala l’esempio supremo: gli Ancelotti, Carlo V e Davide, che lavorano (e vincono) assieme dal 2016.

Mamma e figlia insieme: il sogno di Aurora e Denise Bisogno

Per quanto riguarda le donne, il calcio femminile italiano regala un caso nelle serie minori. Aurora e Denise Bisogno sono madre e figlia, ma giocano nella stessa squadra, la Sant’Antonio Abate Woman, nell'Eccellenza campana, con cui hanno segnato anche nello stesso match a inizio 2024. 

Un qualcosa di naturale, visto che come ha raccontato mamma Aurora, calciatrice da sempre, la piccola Denise veniva allattata negli spogliatoi ed è stata portata in panchina sin da quando era bambina!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Almay.

July 1, 2024
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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Con 9 gol in Champions, Lautaro ha portato l'Inter in finale

Lautaro il settimo marcatore di sempre dell'Inter

Numero gol Lautaro aggiornato: nell'anno della Finale di Monaco, il Capitano ha segnato 24 gol in 53 partite ed in particolare:

  • 12 in Serie A;
  • 9 in Champions League;
  • 1 in Supercoppa;
  • 2 al Mondiale per club.

Nota di colore: con il gol del 22 febbraio 2025 che sfata, finalmente, il tabù Genoa: i rossoblù liguri, con il Chievo, erano gli unici in Serie A ai quali il campione argentino, con 10 trofei già conquistati in carriera ed un numero sempre crescente di reti realizzati in Italia dal suo arrivo all'anno della seconda stella, non era riuscito a far gol!

Lautaro ha segnato 115 gol in 237 partite di Serie A e dal suo esordio in nerazzurro ha vinto 152 partite del nostro campionato!

Numero gol Lautaro

Sempre attendo a suggerire i movimenti giusti a Marcus Thuram, per il capitano nerazzurro in tutte le competizioni si sommano, ribadiamo, 52 partite e 24 gol (9 in Champions) compresa la splendida tripletta al Monaco e la rete di Rotterdam.

Con il gol in Olanda, il Toro diventa, anche grazie agli assist di Federico Dimarco, il miglior marcatore di sempre in Champions con la maglia nerazzurra: 21 reti in 58 partite!

Numero gol Lautaro

Solo qualche mese prima, miglior marcatore in A nell'anno solare 2023, Lautaro, fresco di rinnovo contrattuale con l'Inter fino al 2029, ha collezionato 44 presenze e 27 gol in stagione (sui 98 totali segnati dai nerazzurri nel 2023/2024), compresa la firma per la Supercoppa 2024; con quello alla Salernitana sono 24 in Serie A in 33 partite (105 in totale nel campionato italiano, in 211 presenze), per l'idolo della Nord nerazzurra!

Dopo aver superato Milito e Palacio, tra i migliori attaccanti argenti della storia della Serie A, il Toro, miglior giocatore della Serie A 2023/2024, è ora sulle orme di Abel Balbo che ha realizzato 117 gol!

Dala stagione 2020/2021 in poi, Lautaro Martinez ha segnato 94 reti in Serie A, più di tutti, davanti anche a Vlahovic in questa speciale classifica degli ultimi 4 campionati

Lautaro con il premio di miglior giocatore

Figlio d’arte, campione del mondo e goleador.

Questa, in breve, la descrizione perfetta di Lautaro Javier Martinez, nato a Bahia Blanca nell’agosto del 1997 e fortissimo attaccante dell’Inter: per il capitano di Simone Inzaghi con il poker dell'Arechi, il tiro da fuori area al Bologna, il colpo di testa al Torino, la gemma di Bergamo ed il rigore di Salisburgo, siamo a 37 gol nel 2023: dato clamoroso visto che il Toro non segna con la sua Nazionale da ben 15 partite!

Numero gol Lautaro

I 37 centri, ripetiamo tutti con i nerazzurri, valgono al Toro il decimo posto al Mondo tra i cannonieri dell'anno solare 2023!

Lautaro ha segnato 153 gol con l'Inter

Uno che in carriera, ha già segnato 215 gol in appena 430 partite da professionista.

La parte maggiore delle reti è ovviamente arrivata in maglia nerazzurra, visto che il Toro, con la rete decisiva all'Olimpico di Roma, è a 153 reti in 335 presenze con l’Inter, mentre lo score con la nazionale argentina parla di 32 marcature, come Diego, in 70 match disputati, comprese le 5 reti nella Coppa America vinta dagli USA nel 2024!

Andiamo a vedere nel dettaglio quali sono le competizioni nelle quali, il leader dello spogliatoio nerazzurro ha messo la sua inconfondibile firma:

  • Serie A: 237 presenze e 115 gol;
  • Champions League: 58 presenze e 21 gol;
  • Europa League: 8 presenze e 3 gol;
  • Coppa del Mondo per Club: 2 presenze e 2 gol;
  • Coppa Italia: 22 presenze e 8 gol;
  • Supercoppa italiana: 6 presenze e 4 gol.

L'idolo di Lautaro è Radamel Falcao

E dire che la storia di Lautaro Martinez poteva essere parecchio diversa, considerando che quando giocava nelle giovanili del Liniers il suo ruolo era quello di difensore centrale.

Poi però ha preferito puntare la porta avversaria, piuttosto che difendere la propria, prendendo come modello uno dei grandi attaccanti sudamericani dello scorso decennio, il colombiano Radamel Falcao, primo marcatore per le scommesse calcio in due finali di Europa League consecutive!

Da quel momento dunque il Toro ha deciso che il suo destino era nella zona offensiva del campo, potendo agire tranquillamente sia da prima che da seconda punta, come dimostra la coabitazione nerazzurra con centravanti puri come Mauro Icardi o Romelu Lukaku.

L'inizio di Martinez con il Racing Club

La carriera di Lautaro è iniziata quando lo ha notato il Racing Club de Avellaneda, che lo ha acquistato nel 2014 su pressione del suo tecnico Fabio Radaelli, allenatore della squadra riserve ma anche ad interim della prima squadra.

In Argentina nasce il Mito del Toro Martinez!

Gli inizi non sono semplici, perchè all’attaccante manca la famiglia e la propria città natale, ma quando alla fine si persuade a rimanere al Racing i risultati si vedono parecchio.

Nella squadra riserve (che gioca in sesta divisione) arrivano 53 reti in 64 presenze, che gli valgono l’esordio con i grandi nel novembre 2015, sostituendo (segno del destino?) Diego Milito. È l’unica presenza in quella stagione, seguita da 5 apparizioni senza neanche un gol in quella successiva.

I primi gol di Lautaro in Primera Division

Per vedere Lautaro in campo e in rete con frequenza bisogna attendere l’annata 2016/17, bagnata con la prima rete in Primera Division, segnata all’Huracan nel novembre 2016. A causa dell’infortunio del centravanti titolare, Martinez gioca con continuità e termina il primo vero campionato della sua carriera con 9 reti all’attivo.

Le sue prestazioni gli valgono parecchio interesse internazionale, al punto che lo vuole l’Atletico Madrid di Diego Pablo Simeone. Ma quando sembra tutto fatto, con tanto di visite mediche, arriva l’annuncio del Racing: Lautaro rinnova con il club, con tanto di aumento della clausola rescissoria.

La stagione 2017/18 è per lui quella della consacrazione in patria. Nonostante problemi fisici ci sono 18 gol in tutte le competizioni, 13 in campionato con tanto di tripletta all’Huracan, ma soprattutto 5 in Copa Libertadores, con una clamorosa tripletta al debutto nella competizione contro il Cruzeiro.

L'affare dell'Inter che paga il Toro solo 25 milioni

Nel frattempo si intensificano le voci che vogliono il Toro diretto verso l’Inter. E infatti l’esperienza al Racing si chiude quell’estate, dopo che i nerazzurri hanno versato agli argentini 25 milioni di euro, con 27 marcature in 62 partite.

Il primo anno in Italia però non è semplicissimo. All’Inter Lautaro arriva con addosso pesanti aspettative e l’ambientamento non è immediato. Spalletti, comunque, lo utilizza con frequenza, soprattutto nella seconda parte della stagione dopo la rottura con Icardi, altra straordinaria opzione di primo marcatore per le scommesse sportive.

Alla fine lo score dell’annata 2018/19 parla di 9 reti, di cui 6 in Serie A (la prima di sempre è contro il Cagliari), due in Coppa Italia e una in Europa League. Sarà però anche l’ultima stagione in cui il centravanti finisce sotto la doppia cifra.

Il formidabile tandem LuLa

L’anno successivo all’Inter arriva Antonio Conte, che chiede l’acquisto di Lukaku, con cui Lautaro formerà una coppia offensiva molto affiatata soprannominata la LuLa.

Il ruolo che il tecnico ricama all’argentino lo esalta, come dimostrano i numeri. Martinez termina la stagione con 21 reti all’attivo in 49 presenze, 14 delle quali in Serie A.

Spiccano però i gol nelle coppe, soprattutto i 5 nelle 6 partite del girone di Champions, che l’Inter non passa nonostante l’ottima prestazione del suo attaccante. C’è comunque tempo per fare anche altre due reti in Europa League, competizione in cui i nerazzurri cadono solo in finale.

Il record di gol di Capitan Lautaro Martinez

L’anno buono però arriva ed è rappresentato dalla stagione 2020/21. Lautaro segna “solo” 19 reti, ma le 17 in campionato (più i 10 assist) sono fondamentali nella vittoria della Serie A da parte dell’Inter.

Il Toro distribuisce le sue marcature lungo tutta la stagione, giocando tutte le partite disponibili: 38 di campionato, 6 di Champions League e 4 di Coppa Italia.

Le prestazioni memorabili sono certamente la tripletta al Crotone e la doppietta del derby di ritorno, che alla fine sarà uno dei passi principali per la conquista del titolo da parte dei nerazzurri che mettono fine al dominio della Juve di Cristiano Ronaldo!

L’Inter non si ripete nella stagione successiva, che però numericamente è finora la migliore in carriera per il suo numero 10. Martinez va infatti a segno 25 volte in 49 match, superando quota 20 in Serie A (21 gol a referto) e contribuendo anche alla vittoria della Supercoppa Italiana.

Un finale da 7 reti in altrettante partite non basta però a vincere il secondo scudetto di fila all’Inter, né a superare i gol di Ciro Immobile nella classifica marcatori.

Nella stagione 2022/23 arriva anche per la prima volta la fascia da capitano, con la possibilità di superare lo score di quella precedente, grazie alle tantissime reti in campionato e a quelle disseminate anche nel cammino in Champions e in Coppa Italia, oltre al solito zampino nella vittoria della Supercoppa.

I numeri di Martinez con l'Argentina

Ma non si può parlare di Lautaro Martinez senza menzionare la nazionale argentina. In patria il Toro gode di enorme considerazione, al punto che era titolare nell’Albiceleste anche quando ancora non si era preso definitivamente il posto all’Inter.

L’esordio arriva nel marzo 2018 e la prima rete a novembre dello stesso anno, contro l’Iraq. Lautaro gioca da titolare tutta la Copa America 2019, con l’Argentina che si ferma in semifinale, così come quella del 2021, che invece la sua nazionale vince.

Lautaro a Wembley!

L’attaccante è in fiducia e si vede nella seconda parte delle qualificazioni mondiali, così come nella Finalissima contro l’Italia, sfavorita contro l'Argentina per le scommesse europei, a Wembley, in cui va in gol.

Ai Mondiali in Qatar inizia da titolare, ma le prestazioni non ottime convincono Scaloni a usarlo a partita in corso. Lautaro non segna neanche un gol, ma è l’ultimo rigorista ai quarti di finale contro i Paesi Bassi e lo sarebbe stato anche in finale, se l’Argentina non avesse vinto con il tiro precedente.

Lautaro

Ma per laurearsi campione del mondo a 25 anni da protagonista, va bene anche così.

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy.

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