Quanto guadagna un tennista: solo in 69 sopra un milione

Quanto guadagna un tennista? Non è una domanda a cui è facile rispondere, se non altro perché dipende dai suoi risultati. I migliori al mondo sono delle vere e proprie macchine da soldi, considerando che i tornei più importanti non solo offrono un premio in denaro molto sostanzioso per chi vince, ma anche per chi…ci va vicino o per chi si limita a partecipare.

Il prize money di Wimbledon 2023, tanto per prendere come esempio il torneo più famoso del circuito, era di oltre 44 milioni di sterline, quindi circa 55 milioni di euro. Al vincitore (sia maschile che femminile) sono andati oltre 2,7 milioni di euro, ma anche a chi è arrivato in finale non è andata male (1,35 milioni).

E persino essere eliminati al primo turno all’All England Lawn Tennis & Croquet Club in fondo è un affare, perché porta comunque nelle casse di chi gioca oltre 60mila euro.

Djokovic numero 1 anche del prize money

Il punto è che non tutti quanti i tennisti riescono ad arrivare parecchio avanti nei grandi tornei e che spesso per la maggior parte di quelli che non sono tra i primi 30 del ranking ATP è addirittura complicato entrare nel main seed.

L'esultanza di Djokovic!

Ne deriva quindi che i ricavi medi di un tennista debbano per forza di cose mettere in conto i premi vinti dai top mondiali (a partire dagli oltre 175 milioni di dollari portati a casa da Novak Djokovic, primo incontrastato nella classifica del prize money di tutti i tempi) ma anche i pochi spiccioli che i giocatori dal ranking molto basso riescono a raccogliere attraverso la partecipazione a tornei non proprio di altissimo livello.

Oggi si guadagna di più nel tennis

Quel che è certo è che, rispetto al passato, conviene essere un tennista dei nostri giorni.

I premi sono infatti diventati molto più alti negli ultimi anni, portando a una situazione quasi paradossale, quella per cui in carriera ha guadagnato molto di più uno come Alexander Zverev, che ha ancora 26 anni e si avvia verso i 40 milioni di dollari, ma che non ha mai vinto uno Slam, né si è mai presentato ai nastri di partenza come il favorito per le scommesse sportive, piuttosto che un campionissimo come Boris Becker, che invece ne ha vinti 6, mancando solo il Roland Garros, raccogliendo “appena” 25 milioni in un ventennio.

Non è semplice la vita del tennista medio

Una situazione, quella per cui i giocatori per guadagnare devono vincere, che naturalmente crea una disparità enorme.

Mentre i giocatori con il ranking maggiore, quelli sui quali ragioniamo, nelle finali dei tornei, per le nostre scommesse live, hanno l’ingresso garantito, spesso anche al secondo turno, nei tornei 250, 500 e Masters 1000, tanti faticano a entrare in tabellone.

Senza poi contare che c’è l’incubo degli infortuni. Per il giocatore top, fermarsi significa certamente perdere punti in classifica e soldi, ma solitamente gli sponsor tennistici e il denaro guadagnato in precedenza bastano e avanzano per non creare ansie economiche.

Ma non funziona proprio così per chi non è a un livello eccelso e in questi casi uno stop di qualche mese può significare dover rinunciare del tutto ai propri introiti.

Il reddito minimo per i tennisti

Ecco perché l’ATP, in collaborazione con il consiglio consultivo dei giocatori, ha deciso di dare il via a una vera e propria rivoluzione. Dal 2024 entrerà infatti in vigore una sorta di… reddito minimo per i primi 250 giocatori del ranking.

La previsione è quella di garantire ai tennisti una cifra di base, che poi viene ovviamente rimpinguata attraverso i premi vinti.

Un qualcosa che ovviamente funge da garanzia anche in caso di infortunio, permettendo comunque di guadagnare anche in caso di inattività forzata e di coprire le spese che ogni giocatore sostiene per giocare nel circuito.

I contributi garantiti ai tennisti

Le cifre previste sono di 300mila dollari per i primi 100 giocatori del ranking ATP, di 175mila per i giocatori tra il numero 101 e il numero 175, per poi scendere ai 75mila dollari che andranno ai giocatori tra il numero 176 e il numero 250. E per gli altri? Beh, nulla, ma di certo ci sono parecchi incentivi in più per provare a salire in graduatoria. 

Per quanto riguarda i giovani, è previsto un incentivo da 200mila dollari per chi dovesse entrare nella top 125.

Si tratta quindi di denaro che l’ATP dà al giovane giocatore in anticipo, detraendo poi i premi successivi fino a rientrare di quanto anticipato.

L'esempio del nostro Flavio Cobolli

Tanto per dare un’idea di quanto questo sia abbastanza in linea con i guadagni di un giovane emergente, si può prendere come esempio il nostro Flavio Cobolli. Il tennista fiorentino ha vinto due titoli challenger in titolare e altrettanti in doppio e ha appena raggiunto il suo miglior ranking, entrando nella top 100 dell’ATP.

Flavio Cobolli

Secondo il sito del circuito, il prize money da lui ricevuto finora supera i 600mila dollari, con il solo 2023, l’anno migliore finora, in cui il classe 2002 ha superato i 200mila dollari.

Dunque, ne si deduce che l’ATP anticiperà ai giovani una cifra che, mantenendo buone prestazioni e rimanendo anche nella parte finale dei primi 125, è perfettamente calibrata sui possibili guadagni.

Come già detto, questa novità partirà dal 2024 e sarà in vigore per tre stagioni, per valutarne la bontà ed eventualmente tarare ulteriormente cifre e paletti.

Dimitrov tennista e sindacalista

Del resto, come ha spiegato molto bene il rappresentante dei giocatori, il bulgaro Grigor Dimitrov, è vero che fare il tennista professionista dà accesso a cifre importanti, ma è altrettanto da considerare il fatto che gli inizi, a meno di non essere un prodigio come i vari Carlos Alcaraz o Jannik Sinner, è spesso complicato.

Il bulgaro Dimitrov in conferenza stampa

Il tennista, al netto degli sponsor (che però cominciano a pagare bene quando il giocatore diventa un habitué dei piani alti del ranking) ha tante, tantissime spese.

Le spese che sostiene un tennista

Chi fa parte del circuito ATP si paga i viaggi, gli alberghi, ma soprattutto ha persone che lavorano per lui: il fisioterapista, ma soprattutto il team di allenatori, spesso supercoach tennis. Dunque, avere la sicurezza di ottenere una cifra che per i guadagni dei top sembra risibile è comunque togliere un peso dalle spalle di chi ancora ha parecchio da dimostrare.

Insomma, dalla prossima stagione, grazie a questa novità proposta dall’ATP, si potrà dare una risposta un po’ più precisa alla domanda “quanto guadagna un tennista?”: bene, ma se è uno da top 10 ancora meglio!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy. Prima pubblicazione 25 ottobre 2023.

December 9, 2023
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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Ok il possesso palla, ma senza gol non si vince...

“Se la palla ce l'abbiamo noi gli avversari non possono segnare”. Questo concetto, enunciato da un certo Nils Liedholm, oggi sembra pura logica. Ma In un calcio che, soprattutto in Italia, che era fatto di difesa e contropiede, sicuramente rappresentava una novità.

Il possesso palla, ovvero avere il controllo (a volte quasi ossessivo) del mezzo che, in fondo, serve a vincere le partite. Dai tempi di Liedholm ne è passata di acqua sotto i ponti, ma la lezione del Barone ha attraversato i decenni e la sua “ragnatela” si è poi evoluta in forme di gioco vincenti come il tiki-taka.

Tenere il pallone, dettare il ritmo della partita e squarciarla con verticalizzazioni improvvise, ma allo stesso tempo mettendosi anche al riparo da possibili scherzetti degli avversari, perché la logica un suo senso ce l’ha: chi non ha il pallone tra i piedi non può segnare.

Il Barcellona di Guardiola

Il possesso di palla è comunque un’arte, perché sono parecchie le capacità che tutti i giocatori della squadra devono avere affinché sia efficace. In primis serve ovviamente una capacità di passaggio non indifferente, in modo da raggiungere sempre il compagno smarcato con la massima precisione.

A questo si aggiunge il saper giocare sotto pressione, perché non tutti di fronte a un possesso palla stanno fermi ad aspettare, anzi.

Senza dimenticare che di fondo può esserci bisogno anche di saper dribblare per superare l’avversario e che non può mancare una visione di gioco ben calibrata, in modo da sapere sempre cosa fare per non perdere il possesso. Al compagno che riceve tocca poi l’onere di avere tutte queste capacità, più quella di controllare il pallone, per garantire un possesso fluido ed evitare errori che possono portare a capovolgimenti di fronte improvvisi e pericolosi.

Se la squadra è in grado di unire tutti questi fattori, però, il possesso di palla è un’arma devastante. Lo dimostra benissimo il Barcellona di Guardiola, che ha vinto tutto quello che c’era da vincere avendo sempre il pallone tra i piedi dei suoi campionissimi.

Nasce così la scuola di pensiero del possesso palla a tutti i costi, o quasi. Non che sia semplice farne parte, però, perché in un calcio frenetico, in cui il pressing ormai è parte integrante di qualsiasi partita, per tenere il pallone nella maggior parte del tempo bisogna essere in grado di gestirlo con una certa maestria.

Quando la strategia è mirata

Ma quando il possesso palla viene fatto per bene, i benefici sono parecchi, oltre a quello di rendere impossibile un’eventuale marcatura avversaria.

Chi ha il pallone può decidere quando e come attaccare, cercando di sfruttare momenti in cui l’altra squadra non è pronta o si è scoperta in una determinata parte di campo. E anche contro le tante squadre che si basano sul pressing disperato, il possesso palla è un’arma utilissima: il più bravo attualmente in A è Arthur, acquisto troppo sottovalutato del calciomercato viola!

Arthur regista viola

Se fatto con accortezza, il possesso (e la girandola di passaggi che ne consegue) è in grado di scavalcare la pressione e di creare nuovi spazi.

E persino contro chi si arrocca alla disperata, lasciando il controllo della palla e della partita agli avversari, il possesso di palla punta a scardinare le difese più impenetrabili attraverso i cambi di gioco o le combinazioni nello stretto.

Il mito del possesso palla

Dunque, soprattutto negli ultimi anni grazie a squadre vincenti come il Barcellona, si è sviluppato il “mito” del possesso palla, una statistica che però non sempre racconta la verità. Già, perché tenere palla è semplice (no, in realtà non lo è per nulla, ma poniamo che lo sia), ma poi con il pallone bisogna essere in grado di farci qualcosa.

E avere il 70 o persino l’80% di possesso palla non garantisce mica la vittoria delle nostre scommesse sportive! Certo, vuol dire che l’avversario avrà avuto possibilità di fare male per un terzo di partita o anche meno, ma non è detto che non ci sia riuscito.

E allo stesso modo, avere un possesso palla preponderante non significa per forza di cose che si riuscirà a fare quello che nel calcio è fondamentale per vincere, ovvero segnare.

Le partite si vincono facendo gol

Per spiegarlo bene basta una partita, che non per caso vede di nuovo protagonista proprio il Barcellona. La stagione è quella 2012/13, la prima dopo la fine dell’era Guardiola. In panchina in Catalogna c’è Tito Vilanova, che del catalano è l’ex secondo e l’erede.

Messi contro il Celtic

Il match di Champions League contro il Celtic Glasgow termina, a sorpresa anche per le scommesse live, 2-1 per gli scozzesi, che segnano una delle due reti a pochi minuti dalla fine e subiscono solo quella targata Messi durante il recupero. E se il dato sui tiri fatti (5 a 25) fa capire come i biancoverdi abbiano subito durante il match, quello sul possesso palla è ancora più netto, per quanto non sia univoco nella rilevazione.

Ma nonostante qualche differenza (89% o 83,6%), quello che ci capisce benissimo è che il pallone ce l’ha avuto praticamente sempre il Barcellona.

La partita, però, l’ha vinta l’altra squadra. E non è una rarità che accada, perché sono molti i club che preferiscono fare un gioco attendista e sperare di cogliere in contropiede chi invece punta a fare la partita.

E quindi la domanda si pone: il possesso di palla è un’opportunità o un rischio? Entrambe le cose, come un po’ tutto nel calcio. Chi sostiene che con l’aumentare del pressing e della velocità del gioco il possesso sia diventato pericoloso pone come esempio la più recente evoluzione di Guardiola, quella al Manchester City.

Con l’arrivo di Erling Haaland i Citizens hanno in parte accantonato il vecchio modo di giocare, con possessi prolungati e azioni manovrate che portavano quasi sempre uno degli esterni al cross dalla linea di porta.

Haaland in elevazione aerea

Ma il fatto che ora la squadra inglese a volte punti sulla profondità diretta per servire il centravanti norvegese negli spazi non significa certo che Guardiola e i suoi vogliano smettere di gestire il pallone e mettersi a giocare di rimessa. Il City il pallone continua ad averlo, ma lo sfrutta in maniera diversa.

E questo serve per spiegare che il possesso palla non è soltanto passaggi sterili e una statistica fine a sé stessa, importante solo per gli amanti dei numeri. Ma allo stesso tempo conferma l’assunto iniziale: chi ha il pallone non può subire gol. E, se ci riesce, può farlo.

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy.

October 17, 2023
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Lo Sporting Lisbona è sempre la casa dei giovani campioni

Quando si menzionano le grandi del calcio portoghese, troppo spesso ci si concentra sul Benfica e sul Porto e ci si dimentica dello Sporting.

Eppure lo Sporting Club de Portugal, che tutti chiamano (anche…sbagliando) Sporting Lisbona, ha vinto per 19 volte il campionato nazionale, 17 volte la Coppa di Portogallo, altri trofei nazionali ma anche la Coppa delle Coppe, edizione 1964.

Andiamo ad analizzare i numeri del prestigioso club bianco verde che, al termine della stagione 2023/2024, avrò affrontato ben 4 volte l'Atalanta del Gasp in una manciata di mesi...

CR7 e gli altri fenomeni lanciati dallo Sporting

Ma soprattutto, lo Sporting ha una grandissima tradizione per quanto riguarda il vivaio, avendo lanciato giovanissimi destinati a diventare stelle del calcio mondiale. Basterebbe un nome su tutti, quello di Cristiano Ronaldo, che ha esordito ancora giovanissimo con la maglia del club biancoverde e con il numero 28, facendo innamorare Sir Alex Ferguson e volando poi al Manchester United per dare inizio alla sua leggenda.

Ma se si prende la rosa del Portogallo che ha vinto, a sorpresa per le scommesse calcio, gli Europei nel 2016, si nota come siano ben 10 i giocatori di quella squadra che sono cresciuti dalle parti dello Stadio Josè Alvalade: oltre a CR7 c’erano anche Rui Patrício, José Fonte, William Carvalho, Adrien Silva, Cédric Soares, João Mário, João Moutinho, Ricardo Quaresma e Nani.

Con un settore giovanile del genere, si capisce che il modus operandi dello Sporting sia quello di produrre in casa le stelle del domani, per poi venderle al miglior offerente. Ma tra le capacità del club biancoverde c’è anche quella di acquistare talenti in Europa e in Sudamerica a poco prezzo. E infatti tra le cessioni record ci sono nomi e cifre importanti.

Il record della cessione di Bruno Fernandes

Quella più redditizia di tutti è al Manchester United, ma non è quella di CR7, pagato “appena” 19 milioni, bensì quella di Bruno Fernandes, che i Red Devils hanno pagato ben 65 milioni nel gennaio 2020. Nell'estate del 2023 il Paris Saint-Germain ne ha spesi 60 per acquistare Manuel Ugarte, mentre nel 2022 il Wolverhampton ha pagato 45 milioni Matheus Nunes.

Il “figlio” del vivaio dello Sporting pagato di più è João Mário, che l’Inter ha acquistato per quasi 45 milioni nel 2016 e a chiudere la top 5 c’è un’altra cessione recente, quella di Pedro Porro al Tottenham per 40 milioni.

Trincao è il calciatore più pagato allo Sporting

Dunque, vista la capacità di vederci lungo, lo Sporting riesce anche a non avere un monte ingaggi troppo pesante. La società portoghese spende per gli stipendi una cifra che si aggira sui 25 milioni di euro lordi a stagione.

Il calciatore dello Sporting che guadagna di più è Francisco Trincao. L’attaccante esterno è tornato in patria per 7 milioni di euro dopo che la sua esperienza al Barcellona (che ne aveva spesi 31 per acquistarlo dal Braga) non è andata come ci si attendeva. Il suo contratto scade nel giugno 2026 e prevede un ingaggio da circa 4 milioni di euro a stagione.

A seguirlo sul podio dei più pagati c’è la grande sorpresa della squadra portoghese, Viktor Gyökeres, opzione di marcatore importante per le scommesse live!

Il gol del centravanti dagli 11 metri

Il centravanti svedese è stato acquistato per 20 milioni dopo due stagioni in Championship con il Coventry City e ha iniziato benissimo la sua avventura in Portogallo, segnando a ripetizione e giustificando il suo stipendio da 2,4 milioni di euro all’anno fino al 2028, più la possibilità di incamerare altri 1,4 milioni in bonus.

Chiude il podio dei paperoni biancoverdi un altro nuovo acquisto estivo, nonché un volto noto per chi segue la Serie A ed i colpi da maestro del DS Corvino: Morten Hjulmand.

Il centrocampista danese, straordinario equilibratore della mediana, è stato grande protagonista del ritorno in Serie A del Lecce e anche della salvezza della scorsa stagione, attirando l’interesse di molte grandi squadre.

E alla fine se lo è aggiudicato lo Sporting per 18 milioni di euro (più 3 di bonus), offrendogli un accordo da 2 milioni di euro fino al giugno del 2028.

Tra i calciatori in rosa già nella scorsa stagione c’è l’olandese Jerry St. Juste. Il difensore centrale, che nello scacchiere tattico di Ruben Amorim agisce prevalentemente come braccetto, è arrivato nel 2022 dal Mainz per 10 milioni e ha firmato un contratto fino al 2026 da 1,9 milioni di euro lordi a stagione.

Che futuro in difesa per Inacio e Diomande

E poi c’è il primo dei gioielli di casa, ovvero Gonçalo Inácio. Il difensore classe 2001 è attualmente il miglior prodotto del vivaio dello Sporting ed è arrivato già in nazionale, il che ha contribuito sia all’aumento del suo valore di mercato (circa 30 milioni) che a un adeguamento di stipendio, grazie al rinnovo firmato in estate fino al 2027 per 1.7 milioni a stagione, più clausola da 60 milioni di euro.

Viene invece dall’Academy del Porto ed è passato anche per quella del Benfica un altro giocatore importante, il laterale sinistro Nuno Santos, acquistato nel 2020 e che ha da poco prolungato il suo contratto da 1,5 milioni fino al 2027.

Tra le nuove stelle del club portoghese poi c’è l’inglese Marcus Edwards. Il potente attaccante è cresciuto al Tottenham, ma gli Spurs lo hanno lasciato andare gratis e lui si è accasato in Portogallo, al Vitoria Guimaraes, da dove lo Sporting lo ha comprato nel gennaio 2022 per 8 milioni, facendogli firmare un triennale da 1,4 milioni a stagione. 

Non mancano poi altri gioielli, valutati parecchi milioni e con clausole quasi inaccessibili. Si tratta del caso di Pedro Gonçalves, arrivato nel 2020 dal Famalicao per 13,5 milioni e ormai imprescindibile, soprattutto nella fase offensiva, per i biancoverdi.

Anche lui ha fatto parte del vasto gruppo di rinnovi estivi e ha messo la penna su un contratto fino al 2027 che gli garantisce 650mila euro a stagione, oltre a porre una clausola da 80 milioni per ogni evenienza.

A gennaio 2023 è invece arrivato Ousmane Diomande, difensore centrale della Costa d’Avorio. Portato in Europa dai danesi del Midtjylland, il classe 2003 è una promessa per il futuro e ha firmato un accordo fino al 2027 per 580mila euro a stagione, più i soliti 80 milioni di clausola.

Tra i nuovi arrivi estivi c’è anche un talento del calcio spagnolo, il difensore Ivan Fresneda, pagato 9 milioni al Real Valladolid e con uno stipendio da 480mila euro a stagione fino al 2028.

E infine, una stella del calcio d’oriente, il giapponese Hidemasa Morita, arrivato in Portogallo nel 2021 al Santa Clara e subito intercettato dallo Sporting per 3,5 milioni.

Il nipponico ha un accordo da 960mila euro fino al 2026 e una clausola da 45 milioni. Tanto per dimostrare come il club biancoverde sia sempre molto attento a comprare bene…e vendere meglio!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy. Prima pubblicazione 15 ottobre 2023.

March 4, 2024
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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