Formazione Tottenham | Formazione Spurs | Rosa Tottenham

Tanta storia, ma poca gloria. Il Tottenham Hotspur Football Club è facilmente riassumibile in questa maniera. La società londinese è sempre una delle prime che viene in mente quando si parla di Premier League, ha avuto nelle sue fila calciatori leggendari come Paul Gascoigne e Gary Lineker, ma guardando alla bacheca le gioie sono rare e anche abbastanza sporadiche. Basterebbe pensare che in quasi 140 anni gli Spurs hanno vinto solo due volte il campionato e che l’ultimo trionfo risale al 1961.

I portieri degli Spurs

La difesa a tre di Antonio Conte

I centrocampisti all'Enfield Training Centre

Gli attaccanti del Tottenham

La magia di Gazza!

Non va meglio nelle coppe, nonostante una Coppa delle Coppe e due Coppe UEFA, perché l’ultima vittoria è una League Cup nel 2008, unico successo del nuovo millennio. E nonostante il Tottenham si sia solidamente posizionato tra le big inglesi, arrivando addirittura a giocarsi la finale di Champions League nel 2019, al club manca qualcosa. Quel qualcosa, il presidente Levy spera possa darlo Antonio Conte, da poco assunto come allenatore. Ma con quale materiale umano si ritrova a lavorare l’ex CT azzurro? Da chi è composta la rosa degli Spurs?

I portieri degli Spurs

In porta c’è una sicurezza e forse è anche riduttivo definire così il portiere campione del mondo in carica. Hugo Lloris è il capitano del Tottenham e anche della nazionale francese ed è la pietra angolare degli Spurs che negli ultimi anni hanno lanciato l’assalto al mondo. Il transalpino, nonostante sia un classe 1986, è ancora fondamentale per il club, che però ha comunque voluto puntare su un dodicesimo importante.

E quindi ecco Pierluigi Gollini, ex Atalanta, alla sua seconda esperienza inglese dopo le giovanili dello United e un periodo all’Aston Villa. L’estremo difensore tricolore, che ha fatto anche esperienza in Champions con la Dea, è il perfetto rincalzo del transalpino, con la possibilità di imporsi poi come numero uno quando l’età di Lloris lo costringerà a fermarsi più spesso o…definitivamente.

L'italiano Gollini!

Chiude il tris dei portieri il giovane Brandon Austin, prodotto del vivaio.

La difesa a tre di Antonio Conte

Per la sua classica difesa a tre, Conte avrà l’imbarazzo della scelta per quanto riguarda i centrali. A partire da Cristian Romero, grande acquisto estivo degli Spurs.

L’argentino ha fatto benissimo in Copa America, vinta a Rio contro i padroni di casa, da sfavorito come quota calcio scommesse ed è volato a Londra, in prestito ma con un obbligo di riscatto allo scattare di determinate condizioni da 50 milioni più bonus. E l’ex Atalanta ha già fatto capire che quei soldi saranno ben spesi.

Romero contro l'Everton

Tra i compagni di reparto spicca anche il colombiano Davinson Sanchez, scuola Ajax, che se nelle prime stagioni non aveva convinto troppo, ora è uno dei pilastri della retroguardia degli Spurs. Così come Eric Dier, che da mediano ha ormai terminato la sua trasformazione in difensore e può rappresentare il centrale dai piedi buoni che imposta la manovra dei londinesi da dietro.

Chi di certo ha un futuro roseo è Japhet Tanganga, altro prodotto del vivaio, spedito nella mischia da Mourinho in un periodo complicato e che ha dato parecchie garanzie, guadagnandosi la stima dei compagni e della società. E a chiudere il pacchetto dei centrali c’è il gallese Joe Rodon, che non viene chiamato in causa spesso, ma che dà sempre il suo contributo.

I centrocampisti all'Enfield Training Centre

La differenza, nelle idee di Conte, la deve fare il centrocampo, sia che si parli di centrali che di esterni a tutta fascia. Tra questi ultimi, il tecnico sarà felice di creare una sana competizione… A destra ci sono due tipologie di calciatori totalmente diverse. Il brasiliano ex Barça Emerson Royal è il classico terzino arrembante, che in a centrocampo può essere devastante vista la copertura alle spalle.

L’irlandese Matt Doherty, invece, è più guardingo e può offrire ottime opzioni quando bisogna essere più attendisti. Stessa situazione a sinistra, ma con numeri aumentati. I due terzini offensivi sono Sergio Reguilon e Ryan Sessegnon, entrambi considerati stelle del futuro qualche anno fa. Lo spagnolo a 24 anni sta trovando la sua dimensione, mentre l’inglese, classe 2000, sta faticando un po’ di più. Il laterale difensivo, invece, è l’affidabile gallese Ben Davies, che non avrà il dribbling dei due colleghi, ma può certamente dire la sua nei contrasti e nei ripiegamenti.

L’unico dubbio che riguardava il modulo all’arrivo di Conte era legato al numero dei centrocampisti centrali: due oppure tre? Al momento il tecnico sembra aver optato per un 3-4-3 (o 3-4-2-1 a seconda degli interpreti), anche perché la scelta al centro del campo non è molto ampia.

Il nuovo pretoriano del leccese è certamente il danese Pierre-Emile Höjbjerg, centrocampista di lotta e di governo, con quelle caratteristiche di dinamicità e coraggio che tanto piacciono all’ex allenatore dell’Inter.

Höjbjerg, guerriero in mezzo al campo!

Se si cerca il talento, invece, meglio puntare su Giovanni Lo Celso, argentino dalla classe abbagliante che con Conte potrebbe fare il salto di qualità definitivo. Gli altri a disposizione in mediana sono il più difensivo Harry Winks, ennesimo prodotto del florido vivaio del club, così come il giovane Oliver Skipp.

E poi c’è l’oggetto finora misterioso, Tanguy Ndombele. Il francese, pagato 60 milioni al Lione, non ha convinto né Mourinho né Espirito Santo e dovrà riuscire a far vedere attraverso il lavoro al nuovo allenatore che in questa squadra ci può stare.

Gli attaccanti del Tottenham

E poi si arriva all’attacco, dove Conte trova i calciatori di maggior talento della rosa. Sul centravanti, non si può fare molto meglio di Harry Kane. Il centravanti degli Spurs, nonché capitano dei Tre Leoni, voleva andare via in estate, ma alla fine chissà che rimanere controvoglia non sia stata la sua fortuna. Il tecnico conta su di lui e, visto il rendimento di Lukaku all’Inter, chissà che non riesca addirittura a migliorare i numeri dell’inglese.

L’altra stella del reparto è ovviamente Heung-min Son, forse il più costante di tutti per impegno e per rendimento: il coreano rappresenta sempre un'opzione valida come marcatore nelle quote Premier League!

La tecnica in velocità di Son!

Se il tecnico conta su uno dei calciatori del tridente affinché si sacrifichi in copertura, con Son è una botte di ferro. Per l’altro posto tra i titolari la lotta è comunque molto serrata, perché in rosa ci sono calciatori che farebbero comodo a tantissime altre squadre.

Come il brasiliano Lucas Moura, l’eroe che ha spedito il Tottenham in finale di Champions nel 2019 o due esterni dal futuro assicurato come lo spagnolo Bryan Gil (acquistato in estate) e l’olandese Steven Bergwijn, arrivato ormai da quasi due anni.

E infine il grande cruccio degli Spurs: Dele Alli. Il trequartista, se si parla di giocatori inglesi e talento puro, è tra i migliori della squadra e dell’intera Premier League. Peccato per il poco impegno, già sottolineato da Mourinho e che con Conte dovrà sparire, perché il tecnico non guarda in faccia nessuno. E per l’inglese il messaggio sembra abbastanza chiaro: o l’ex CT lo farà esplodere, o gli mostrerà serenamente la porta…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. 

December 2, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Tommaso Rocchi | Rocchi calciatore | Rocchi allenatore

Un veneziano…capitolino. Questa, in pochissime parole, la descrizione perfetta di Tommaso Rocchi. L’attuale tecnico dell’Under-18 della Lazio si è trovato talmente bene sulla sponda biancoceleste della Città Eterna che quando si è ritirato è entrato immediatamente a far parte dello staff, allenando le giovanili.

L'inizio di carriera di Rocchi

Rocchi bandiera della Lazio

Tommaso Rocchi all'Inter

Rocchi in Nazionale

Per lui l’inizio è arrivato con i Giovanissimi Provinciali, per poi salire di età, due volte con l’Under-15 e una con l’Under-14, fino ad arrivare alla categoria allenata ora. E aggiungendo ai cinque anni da tecnico anche i quasi dieci da calciatore (nonché per un periodo capitano), la figura di Rocchi è assolutamente di casa a Formello. Uno strano scherzo del destino, visto che la sua carriera è iniziata dalle parti di casa ma poteva anche continuare in un’altra big del calcio tricolore…

L'inizio di carriera di Rocchi

Tommaso Rocchi nasce a Venezia nel 1976 e comincia a giocare nelle giovanili della squadra lagunare. Nel 1993 però rinuncia al contratto che gli offre la società di Zamparini, perché c’è qualcuno che…lo sta tentando: la Juventus. La corte della Signora fa breccia nel cuore del giovane attaccante, che si trasferisce a Torino, entrando immediatamente nella rosa della squadra Primavera, con cui vince lo Scudetto nella stagione 1993/94.

Due anni dopo, nella stagione che porterà alla Champions League vinta (guarda caso) a Roma dai bianconeri, Rocchi si allena costantemente con la prima squadra, ma non riesce mai ad esordire con la maglia della Juventus. 

Il club decide di mandarlo a fare esperienza nelle serie minori e comincia così un percorso che porterà Rocchi ad accumulare oltre 100 presenze in Serie C con quattro maglie diverse. La prima è quella della Pro Patria in C2, con cui segna i suoi primi gol al di fuori delle giovanili.

Poi c’è qualche mese trascorso alla Fermana, prima dell’opportunità che gli offre il Saronno. In Lombardia l’attaccante finisce per la prima volta in carriera in doppia cifra e si fa notare dal Como di Enrico Preziosi. Nel 1998 si trasferisce dunque a titolo definitivo nel club lariano, con cui gioca per due stagioni, sfiorando la promozione nel campionato 1998/99 e facendo bene anche in quello successivo.

Rocchi in gol al derby!

Il grande salto Rocchi lo fa comunque, perché nella stagione 2000/01 è nella rosa del Treviso in Serie B, per poi indossare l’anno successivo la maglia dell’Empoli, sempre nel campionato cadetto. La promozione in A dei toscani, arrivata anche grazie all sue 11 reti, però cambia tutto. Per Rocchi giunge dunque il momento dell’esordio nella massima serie e il primo impatto è positivo, con 6 reti in campionato e la permanenza della squadra in A. La stagione successiva va peggio per gli obiettivi del club, che retrocede, ma è migliore nei numeri per il centravanti, che raggiunge la doppia cifra. 

Rocchi bandiera della Lazio

E infatti il ritorno in B dura pochissimo. Rocchi è uno dei primi acquisti della nuova Lazio targata Claudio Lotito. Il veneto è immediatamente protagonista e il tredicesimo posto finale dei biancocelesti arriva anche grazie ai suoi 17 gol in tutte le competizioni (13 in Serie A), che permettono ai capitolini di superare indenni una stagione complicata dalla situazione di partenza della società, rilevata a poche settimane dalla fine del mercato estivo. Per lui arriva anche la gioia del primo gol nel derby, nel match della Befana 2005, vinto 3-1 dalla Lazio, oltre che l’esordio con gol in Coppa UEFA.

L’attaccante si conferma uno dei leader della squadra anche nella stagione 2005/06, quando è di nuovo il capocannoniere della rosa di Delio Rossi, nonché uno dei più presenti in campionato. L’annata successiva è anche più soddisfacente dal punto di vista dei risultati di squadra, perché i biancocelesti, nonostante i punti di penalizzazione per Calciopoli, arrivano terzi e tornano a qualificarsi alla Champions League. Fondamentale il contributo dell’attaccante, che con 19 reti in 39 partite totali è uno dei leader della squadra.

Rocchi con Gonzalez!

Nel 2007 arriva dunque l’esordio anche nell’Europa che conta, con quattro reti in Champions, da aggiungere alle 14 in campionato e a quella in Coppa Italia. E a proposito, nella stagione 2008/09 è proprio lui, con al braccio la fascia da capitano, a sollevare il trofeo vinto da favoriti per le quote scommesse calcio ai rigori nella finale contro la Sampdoria, nonostante Rocchi stesso sbagli il suo penalty.

Negli anni successivi il centravanti continua a essere una presenza fissa nell’undici biancoceleste, ma il suo apporto di gol diminuisce per una tendenza a lavorare di più per la squadra, piuttosto che a finalizzare la manovra. In compenso, gli attaccanti che gli giocano vicino (Zarate, Floccari e poi Klose) o i centrocampisti che sfruttano i suoi inserimenti vanno a rete con una certa frequenza. In ogni caso, il centravanti resta il sesto miglior marcatore di sempre della società capitolina.

Tommaso Rocchi all'Inter

La lunga storia d’amore tra Rocchi e la Lazio termina (temporaneamente) nel gennaio 2013, quando l’attaccante decide di accettare il trasferimento all’Inter. Il contratto di sei mesi con la squadra nerazzurra, però, non viene rinnovato, nonostante proprio con la maglia dei milanesi segni il suo gol numero 100 in Serie A a 36 anni compiuti.

Tommaso Rocchi a San Siro

Nel novembre 2013, da svincolato, si accorda con il Padova, che in quella stagione è in Serie B. Il ritorno nella divisione cadetta non è un problema per Rocchi, che nonostante le primavere passino non perde il senso del gol e del lavoro di squadra. Per lui con i veneti 20 partite e 5 reti, che non riescono però a impedire alla squadra di retrocedere in Lega Pro. Sembrerebbe tutto finito, se non per il colpo di coda finale: due anni…in Ungheria, prima nella massima serie e e poi in quella cadetta, con le maglie di Haladás e Tatabánya.

E poi, una volta appesi gli scarpini al chiodo, il ritorno da allenatore alla tanto amata Lazio.

Rocchi in Nazionale

Manca solo un’ultima postilla, quella legata alla nazionale. Rocchi con la maglia azzurra fa tutta la trafila delle giovanili, dall’Under-17 all’Under-21, più due presenze e un gol con la nazionale Olimpica a Pechino 2008 come fuoriquota. Paradossalmente, l’unica rappresentativa con cui non riesce ad andare in rete è proprio quella maggiore, nonostante tre presenze tra 2006 e 2007.

Rocchi segna il suo centesimo gol in maglia Laziale nei minuti finali del chirurgico 0-3 di Cagliari, con le scommesse live già sospese!

Rocchi a Cagliari!

Il debutto arriva a Livorno contro la Croazia, nella prima amichevole degli Azzurri da campioni del mondo in carica, le altre due partite sono un pareggio con la Turchia e una vittoria contro lo Far Øer nelle qualificazioni a Euro 2008, unico match di una competizione ufficiale mai giocato da Rocchi. Un peccato, perché in una carriera in cui il veneziano ha segnato praticamente ovunque, il gol azzurro sarebbe stato davvero la ciliegina sulla torta!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

December 2, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Stipendi Atalanta | Stipendi giocatori Atalanta | Ingaggi Atalanta 

 Come ormai consuetudine, nella lotta per le posizioni Champions (e perché no, per lo Scudetto, con un pizzico di continuità ed attenzione difensiva in più) c’è anche l’Atalanta. E continuare a parlare di “miracolo” comincia a essere parecchio ingeneroso per la società nerazzurra. La continuità raggiunta nelle ultime stagioni è segnale non di un evento che rasenta l’impossibilità e che difficilmente si rappresenterà, ma di un lavoro costante e che porta i suoi frutti.

Il podio degli ingaggi a Bergamo

I nerazzurri che guadagnano 1,5 milioni

Gli stipendi da 1 milione a Zingonia

Quanti calciatori da rinnovare

Lo stipendio di Matteo Pessina

Le parole giuste dovrebbero essere “capolavoro di programmazione”, perché nessuno come l’Atalanta riesce a trovare calciatori adatti al progetto sportivo di Gasperini, giustamente il più pagato nell'Azienda Atalanta, rivendendoli a peso d’oro e soprattutto sostituendoli con nuovi arrivi sempre funzionali, che non fanno rimpiangere chi se n’è andato. Non sorprende dunque né che la Dea abbia ben pochi problemi di bilancio, né tanto meno che il monte ingaggi societario sia sorprendentemente basso.

Del resto, è la specialità della casa: prendere giovani più o meno sconosciuti, pagare poco sia il cartellino che lo stipendio e vederli esplodere…

Il podio degli ingaggi a Bergamo

La dimostrazione di questo modo di fare calcio la dà la lista dei calciatori più pagati della rosa, che comincia con uno dei pochi nomi che ha fatto il processo inverso, passando da una big alla Dea.

Il Paperone nerazzurro è infatti Merih Demiral: il turco guadagnerà 2 milioni di euro netti fino a giugno 2022, quando bisognerà discutere il suo riscatto, fissato a 25 milioni. Ma visto quanto accaduto con Romero nella scorsa stagione, facile immaginare che l’affare si sarà. Dietro al difensore c’è il trio delle meraviglie dell’attacco di Gasperini: Josip Ilicic, Luis Muriel e Duván Zapata.

Zapata devastante contro lo United!

Le storie dei tre sono sorprendentemente simili: tutti hanno avuto esperienze in squadre di ottimo livello, ma sono finiti a Bergamo per reinventare la loro carriera. E ci sono riusciti in pieno, visto che sono diventati fondamentali per le fortune della Dea.

Le uniche differenze sono nella durata dei contratti: lo sloveno è in scadenza nel 2022, mentre i due colombiani, sempre in testa alla griglia attaccanti in campionato sono legati al club fino al 2023. Inutile dire che la Dea dovrà cominciare a parlare di rinnovi…e di adeguamenti.

I nerazzurri che guadagnano 1,5 milioni

A 1,5 milioni di euro a stagione ci sono due degli arrivi più recenti. L’olandese Teun Koopmeiners, cercato da tantissime squadre, alla fine ha accettato la sfida offerta dall’Atalanta, che gli ha fatto firmare un contratto fino al 2025. La stessa cifra la guadagna il russo Aleksey Miranchuk, uno che Messi qualche anno fa aveva indicato come uno dei maggiori giovani talenti europei. Certo, a 26 anni difficile che esploda, ma ha tempo fino al 2024 per farlo con l’Atalanta.

Di poco inferiore lo stipendio dell’altro grande acquisto della scorsa estate, l’argentino Juan Musso. L’ex portiere dell’Udinese si è preso i pali dell’Atalanta e si è legato al club orobico fino al 2025 per uno stipendio annuale di 1,3 milioni di euro.

L'affidabile portiere argentino Musso!

Stessa identica situazione per Davide Zappacosta, che dopo l’esperienza non entusiasmante al Chelsea e qualche prestito, ha abbracciato il progetto Atalanta con un quadriennale a 1,3 milioni.

Gli stipendi da 1 milione a Zingonia

Una delle cifre chiave della gestione della Dea, però, è un milione di euro. Questo l’ingaggio netto stagionale di alcuni dei grandi protagonisti degli ultimi anni dell’Atalanta. A partire da capitan Rafael Tolói, diventato prima indispensabile e poi addirittura leader e campione d’Europa. L’italo-brasiliano ha un contratto fino al 2023, esattamente come Ruslan Malinovskiy. Sia per il difensore che per il trequartista ucraino, la necessità è quella di rinnovare al più presto, per non rischiare di perderli.

Toloi in gol a San Siro!

Più tranquilla la situazione degli altri che guadagnano un milione a stagione. Come Marten de Roon, ormai idolo del pubblico e non solo di quello di fede nerazzurra. Il centrocampista olandese si è legato all’Atalanta fino al 2024, mentre il croato Mario Pasalic, primo centrocampista a mettere a segno una tripletta in A per le quote scommesse calcio dai tempi di Kakà e il danese Joakim Maehle hanno un accordo ancora più a lungo termine, visto che i loro contratti scadono entrambi nel 2025.

Quanti calciatori da rinnovare

Altra cifra che definire fondamentale è poco è 800mila euro, lo stipendio annuale della vecchie guarda, quella composta da calciatori praticamente scoperti dal nulla dall’Atalanta, che quindi hanno accettato contratti che ora come ora sono molto bassi per il valore dei giocatori e per l’apporto alla causa.

Come José Luis Palomino, pescato dai bulgari del Ludogorets e ormai colonna difensiva della Dea. L’argentino però rappresenta un problema a breve termine, visto che il suo contratto scade nel giugno 2022. Discorso identico anche per Remo Freuler, che è a Bergamo addirittura dal 2016 ma che potrebbe voler lasciare l’Atalanta a zero per trovare un ingaggio importante in una big.

L'esultanza di Remo Freuler

Ma le preoccupazioni non finiscono qui.

Anzi, valgono anche per Berat Djimsiti, arrivato gratis dallo Zurigo e scopertosi difensore goleador. L’albanese ha un contratto fino al 2023, esattamente come il duo di esterni di centrocampo composto da Robin Gosens e Hans Hateboer. È evidente che la dirigenza orobica si trova a un bivio: se non dovesse trovare un accordo, naturalmente anche abbastanza al rialzo, con i calciatori con ingaggio basso e scadenza prossima la spina dorsale della squadra di Gasperini rischia seriamente di salutare in blocco…

Lo stipendio di Matteo Pessina

Ancora più in basso nella scala degli stipendi altri calciatori che variano dai comprimari, alle promesse, fino…a un campione d’Europa. Della prima categoria fanno certamente parte Marco Sportiello e Giuseppe Pezzella. Il secondo portiere guadagna 600mila euro, ma è in scadenza di contratto con la società bergamasca. Il difensore è invece in prestito dal Parma e il suo contratto parla di 350mila euro fino a giugno 2022, quando a seconda delle presenze fatte registrare si capirà se per lui ci sarà solo il diritto di riscatto o addirittura l’obbligo.

Tra le promesse ci sono invece Matteo Lovato e  Roberto Piccoli. Il difensore, arrivato in estate dal Verona, è considerato uno dei migliori giovani nel suo ruolo e si è trasferito a Bergamo firmando un contratto da 500mila euro netti a stagione fino al 2025. Il centravanti, che in estate sembrava in procinto di lasciare la Dea in prestito, si accontenta invece di 300mila euro.

Pessina dopo una rete decisiva in Champions

E infine…c’è Matteo Pessina. Il tuttocampista, campione da sfavoriti per le scommesse italiane con gli Azzurri in quel di Wembley, è certamente il meno pagato dei calciatori che hanno vinto il titolo continentale. Per lui contratto da 400mila euro a stagione fino al 2025. E va bene che la scadenza è ancora lontana, ma magari un adeguamento per il ventiquattrenne potrebbe anche scapparci…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

December 2, 2021
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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Ariedo Braida | Ariedo Braida Milan | Ariedo Braida DG

Essere ai livelli di uno come Roberto Bettega da giocatore, ma fare infinitamente meglio da dirigente. Questa è la strana storia di Ariedo Braida, che nasce centravanti ma che i suoi gol migliori li ha fatti da direttore sportivo. Il suo nome è infatti legato a doppio filo all’epopea del Milan di Silvio Berlusconi, che lo ha voluto in rossonero per completare la “Triade” composta da lui stesso e dal fido Galliani.

Braida forte attaccante di provincia

La straordinaria triade rossonera 

L'intuizione sull'acquisto di Sheva

Da Barcellona alla Cremonese

Tutti i grandi acquisti del Cavaliere (o almeno, quelli dal 1986 al 2013) portano la firma del classe 1946, che magari non ha visto la Serie A con la frequenza che sognava quando giocava, ma che certamente tra i direttori sportivi è decisamente fuori categoria.

Braida forte attaccante di provincia

Ariedo Braida nasce a Precenicco, piccolo comune in provincia di Udine ed è proprio con la maglia bianconera che comincia la sua carriera da calciatore. Dopo un quadriennio al Friuli, arrivano una serie di trasferimenti a Pisa, Brescia e Mantova, ma è Varese che qualche soddisfazione arriva, come la vittoria del titolo di capocannoniere della Serie B 1969/70, a pari merito proprio con Bettega, suo compagno di reparto.

Che la Lombardia sia nel destino di Braida diventa chiaro quando si trasferisce al Monza, dopo altre esperienze a Cesena e Palermo. In Brianza arrivano un campionato di Serie C vinto e anche il trionfo nella Coppa Anglo-Italiana. Ma non solo, perché da quelle parti gira una persona che sarà fondamentale per il post-ritiro del centravanti: un certo Adriano Galliani…

Quando nel 1981 Braida lascia il calcio dopo aver giocato anche per Parma e Sant’Angelo, il Monza gli offre il ruolo di Direttore Sportivo, che ricopre fino al 1984. In quell’anno passa all’Udinese, ma nel 1986 la storia del calcio italiano sta per cambiare. Berlusconi compra il Milan, Galliani diventa vicepresidente e serve un direttore generale. E chi meglio dell’ex attaccante?

La straordinaria triade rossonera 

Braida dunque diventa la figura operativa del mercato rossonero, lasciando a Galliani e al Cavaliere i riflettori, ma lavorando nell’ombra affinché il Diavolo ottenesse i risultati prefissati. E il suo mestiere Braida lo fa benissimo, come dimostrano i colpi del primo periodo rossonero.

I tre campioni olandesi (Gullit, Rijkaard e Van Basten) arrivano grazie a lui. Alcuni dei trasferimenti hanno una storia abbastanza particolare, a partire da quello che riguarda il Cigno di Utrecht. Il centravanti sembra promesso alla Fiorentina, ma un blitz del DG rossonero ad Amsterdam completa un trasferimento destinato a scrivere la leggenda della Serie A.

Marco Van Basten con Sacchi

E lo stesso dirigente ritiene tuttora l’acquisto di Van Basten il migliore della sua carriera. Quello più complicato, forse, è invece quello di Rijkaard, visto che i tifosi dello Sporting Lisbona non ne vogliono sapere di lasciar andare il tulipano. Ma quando fanno irruzione nella sede della società, non trovano il contratto già firmato dal club, perché Braida ce lo ha ben nascosto…nelle mutande.

E tanto per confermare la bontà delle scelte del direttore generale del Milan, sempre in quegli anni Braida fa un viaggio a Roma per visionare un ragazzino di cui si dice un gran bene. Peccato per il Milan che l’undicenne Francesco Totti preferisca rimanere nella Capitale. Il futuro capitano della Roma rimarrà forse un’ossessione per il dirigente che più volte tenterà Totti nel corso della sua carriera, senza mai riuscire a vederlo in rossonero.

L'intuizione sull'acquisto di Sheva

In compenso però il lavoro di Braida paga comunque, perché il mercato del Milan è sempre incredibile, così come i risultati. Negli anni Novanta arrivano campioni come i vincitori del Pallone d’Oro Papin e Weah o Boban e Savicevic, che danno sempre nuova linfa al periodo d’oro rossonero. Anzi, una volta Braida decide anche di scavalcare il suo superiore Galliani.

Quando visionano assieme Andriy Shevchenko, il centravanti non tocca palla e il vicepresidente del Milan è scettico. Ma il DG, che l’ha già visto altre volte e che ha ottime referenze anche grazie al lavoro dell’osservatore Galbiati, sa benissimo che quello è un caso e porta comunque Sheva a Milano.

L’ucraino ringrazia, regalando da protagonista la Champions 2003 ai rossoneri e prendendosi anche il Pallone d’Oro nella stagione successiva.

Il gol di Sheva nella Supercoppa europea contro il Porto

A proposito di Pallone d’Oro, un altro di quelli scoperti da Braida è Kakà.

Il brasiliano, unico centrocampista a realizzare una tripletta in A per le scommesse calcio prima di Pasalic, arriva a Milano giovanissimo e anche lui vincerà da protagonista il premio nel 2007, anno dell’ultima Champions dell’era Berlusconi.

Certo, non di soli grandi colpi come quelli realizzati anche con la collaborazione dello straordinario Bronzetti è fatto il periodo rossonero di Braida, che a volte sbaglia valutazioni (lasciare andare Vieira) o acquista calciatori destinati a diventare bidoni leggendari (Borghi, ma anche Reiziger o Bogarde). Ma, bacheca alla mano, sono errori decisamente perdonabili…

Da Barcellona alla Cremonese

Quando nel 2013 le strade di Braida e del Milan si separano, il friulano vorrebbe subito tornare in sella, alla Sampdoria, ma l’acquisto del club da parte di Ferrero fa naufragare il tutto. Poco male, perché Braida trova posto in un altro club leggendario, il Barcellona. I blaugrana nel 2015 gli affidano le trattative con i calciatori provenienti da club stranieri, ma le cose non vanno bene come ai tempi del Milan.

Anzi, dopo il Triplete, da mega favoriti per le scommesse sportive, di Luis Enrique i catalani cominciano a sbagliare tutto sul mercato, prendendo calciatori a prezzi altissimi che poi rendono poco (Coutinho su tutti, ma anche Dembelè e Griezmann).

A pagare per primo questa situazione è anche Braida, che nel 2019 lascia La Masia, un anno prima della rivoluzione interna che porterà all’addio anche di Abidal. L’italiano però non ci sta e denuncia il club per licenziamento senza giusta causa, visto che il contratto con i blaugrana sarebbe dovuto terminare nel giugno 2022.

Ariedo Braida

Ma anche la fine amara dell’avventura al Camp Nou non ha certo tolto a Braida il gusto della sfida. E infatti l’ormai settantacinquenne dirigente è ancora in campo, stavolta come consulente strategico della Cremonese, altra società lombarda (un pattern che evidentemente è ricorrente) e che storicamente ha uno dei migliori vivai del calcio italiano.

La prima stagione quasi intera da dirigente termina con un tredicesimo posto in Serie B, ma i buoni uffici di Braida hanno portato a un mercato estivo molto interessante, che ha visto confermare o arrivare allo Zini alcuni nomi di grande prospettiva come Carnesecchi, top tra i giovani portieri italiani, di cui è stato rinnovato il prestito, o il partenopeo Gaetano, anche lui già con un’esperienza temporanea a Cremona.

E se il palmares del dirigente suggerisce qualcosa, meglio guardare ai grigiorossi con un certo interesse, anche in A, dopo la promozione del 6 maggio 2022. Del resto, non si diventa un mito del mercato per caso…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 1 dicembre 2021.

 
May 7, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Tra base fissa e bonus, Dybala è il più pagato a Trigoria!

Quando il direttore sportivo Tiago Pinto è arrivato alla Roma, si è ritrovato una situazione abbastanza complicata da gestire. Il monte ingaggi giallorosso era infatti altissimo e i piazzamenti delle ultime stagioni non giustificavano certo spese inferiori solo a Juventus e Inter.

Il portoghese dunque ha dovuto fare di necessità virtù e provare ad abbassare i soldi che la società capitolina spende per gli stipendi dei calciatori, alcuni dei quali erano dei veri e propri esuberi sia per la società che per Josè Mourinho.

Il podio degli stipendi a Trigoria

L' ingaggio di Elsha

I contratti della Roma intorno ai 2,5 milioni

Chi guadagna di meno a Trigoria

Tra cessioni definitive, rescissioni contrattuali e cessioni temporanee o con riscatto, il dirigente romanista è più o meno riuscito nell’impresa e anche dal punto di vista sportivo le cose non è che siano andate male, con la vittoria della Conference League a Tirana contro il Feyenoord.

Ora, il monte ingaggi della Roma è comunque alto, ma ci sono da mettere in conto nuovi arrivi importanti e anche un rinnovo abbastanza pesante. L'ultimo arrivato a Trigoria ha dimostrato fortemente di voler indossare la maglia giallorossa: il Gallo Belotti ha firmato per un anno, rectius, 10 mesi a 2,8 milioni di euro!

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Il podio degli stipendi a Trigoria

Il Re di Roma, almeno per quanto riguarda lo stipendio possibile, è Paulo Dybala. L’argentino, svincolato dalla Juventus, ha accettato l’offerta dei giallorossi, che hanno proposto un contratto fino al 2025 con una quota fissa di 4,5 milioni di euro, più 1,5 in bonus di varia…difficoltà, fino a poter raggiungere la fatidica cifra dei 6 milioni di euro.

Accanto a lui, così come in campo, c’è  il numero 9 giallorosso, Tammy Abraham, sempre un'ottima opzione come marcatore per le scommesse Serie A! Il centravanti inglese, arrivato nel 2021 dal Chelsea per 40 milioni, ha firmato un contratto fino al giugno 2026 per un ingaggio che tra fisso e bonus si aggira sui 5 milioni di euro netti a stagione, anche sfruttando il decreto crescita.

La Roma spende la stessa cifra anche per un altro dei nuovi arrivi, ovvero l’olandese Georginio Wijnaldum. Il tulipano è in prestito gratuito con diritto di riscatto dal PSG, che paga anche metà del suo stipendio, lasciando ai giallorossi 5 milioni di euro da bonificare all’ex Liverpool.

I compagni abbracciano Pellegrini dopo un gol!

Fuori dal podio, spunta poi il capitano. Lorenzo Pellegrini ha recentemente legato ulteriormente la sua storia calcistica ai colori giallorossi, mettendo la firma su un rinnovo di contratto fino al 2026. Per il numero 7, oltre alla fascia, ci sono 4 milioni di euro a stagione.

Più o meno la stessa cifra che percepirà un calciatore importantissimo per lo Special One. Nemanja Matic è…un uomo di Mourinho, che lo ha avuto al Chelsea e al Manchester United e se l’è portato anche alla Roma. Il serbo ha firmato un contratto annuale, accordandosi con i giallorossi fino a giugno 2023 per 3,5 milioni di euro fissi, più bonus che lo possono portare a 4 milioni.

Poco sotto rispetto al centrocampista c’è un altro inglese, Chris Smalling. La Roma lo ha acquistato definitivamente nel 2020 e il difensore si è legato al club fino al 2023, con un accordo che gli permette di guadagnare 3,8 milioni a stagione.

L'ingaggio di Elsha

Segue a breve distanza Stephan El Shaarawy, uno che per la Roma, è il caso di dirlo, ha rinunciato a parecchi soldi. Quando è tornato dalla Cina, il Faraone ha accettato un accordo da 3,5 milioni a stagione fino al 2023, di molto inferiore a quello che percepiva nella Terra del Dragone.

A 3 milioni di euro ci sono poi due pedine che sono fondamentali per le sorti della squadra giallorossa. Leonardo Spinazzola e Gianluca Mancini rappresentano due certezze.

Se il terzino (il cui contratto scade nel 2024) ha dovuto lasciarsi alle spalle il gravissimo infortunio subito agli Europei, il difensore è stato grande protagonista nella stagione della Conference e si è guadagnato il rinnovo con ritocco fino al 2027.

Stephan El Shaarawy in gol in Conference

I contratti della Roma intorno ai 2,5 milioni

Dopo l'ultimo arrivato Belotti, a 2,5 milioni di euro netti a stagione c’è un nutrito gruppetto, composto da due acquisti abbastanza recenti, una stella in odore di adeguamento, e…un esubero.

Meglio partire da quest’ultimo. Amadou Diawara, ha un contratto fino a giugno 2024 e, nonostante abbia avuto parecchie offerte, ha deciso di rimanere nella Capitale. I due che sono arrivati nel 2021 a Trigoria sono invece Eldor Shomurodov e Rui Patricio, che in Inghilterra parava con la maglia n. 11.

L’uzbeko, arrivato dal Genoa, ha messo la firma su un accordo fino 2026, mentre il portiere portoghese, prelevato dal Wolverhampton, paga un po’ la carta di identità e si accontenta di un triennale che lo terrà in giallorosso almeno fino al 2025. La stella che aspetta un adeguamento, neanche a dirlo, è Nicolò Zaniolo.

Il numero 22 è tornato da due gravissimi infortuni, ma la classe e la determinazione non sembrano essere state scalfite, come ha dimostrato il gol segnato nella finalissima di Tirana. Con l’ultimo adeguamento, l’azzurro guadagna 2,5 milioni fino al 2024, ma c’è da scommettere che salirà parecchio in graduatoria.

Zaniolo in gol in Europa

Chi nelle ultime stagioni sembra aver ritrovato parecchio smalto è Rick Karsdorp. L’olandese è tornato ad alti livelli e le prestazioni gli sono valse un rinnovo del suo contratto da 2,2 milioni netti a stagione fino al 2025. A 2 milioni c’è un altro nuovo acquisto, il turco Zeki Celik. Il terzino sinistro, arrivato dal Lille per 7 milioni di euro, ha firmato un contratto che lo terrà in giallorosso fino al 2026.

A 1,8 milioni c’è la coppia composta da Marash Kumbulla e Bryan Cristante. Il centrocampista è ai primi posti della lista degli adeguamenti di Pinto, ma al momento ha un contratto fino al 2024. Scadenza 2025 invece per l’albanese, che può essere il futuro della difesa giallorossa. A tal proposito, a 1,5 milioni c’è anche Roger Ibanez. Il brasiliano ha rinnovato a marzo 2021 e si è legato al club fino al 2025. 

Gianluca Mancini, specialista nel gioco aereo!

Chi guadagna di meno a Trigoria

Andando ancora più in giù, a 1,2 milioni di euro netti a stagione ci sono due calciatori arrivati relativamente da poco a Roma. L’uruguaiano Matias Vina, acquistato nell’estate 2021, ha firmato con i giallorossi fino al 2026. Il portiere Mile Svilar, invece, è nella Capitale dall’estate 2022 e ha un contratto da circa un milione di euro che scade nel 2027.

E poi ci sono gli altri, a partire dalla nuova stella Nicola Zalewski. L’esterno polacco ha un contratto da 400mila euro fino al 2025, ma il ritocco dell’ingaggio dovrebbe arrivare a breve. Cosa invece già avvenuta per Ebrima Darboe, che ha rinnovato alle stesse cifre fino al 2026, e per Felix Afena-Gyan, che si è legato anche lui ai giallorossi fino al 2026 per una cifra che si aggira sui 350mila euro, prima di essere ceduto alla Cremonese.

L'esterno ex Palmairas!

E infine…c’è lo Special One. Non si può non chiudere con il suo, di ingaggio: 7 milioni di euro a stagione fino al 2024. Dato quello che ha vinto in carriera per le scommesse Italia forse si può dire che il portoghese è persino...arrivato in saldo!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 1 dicembre 2022.

September 4, 2022
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.